Matelica – Tanta gente ha voluto partecipare domenica pomeriggio ai vari incontri organizzati per salutare e accogliere il nuovo vescovo di Fabriano – Matelica, mons. Stefano Russo. Ad accompagnare il prelato, tanto atteso e applaudito dalla folla, è stato il vicario di zona mons. Lorenzo Paglioni, che ha coordinato le tappe dell’intensa giornata.
Si è partiti dalla Casa di riposo, dove alle 16,30 in punto è giunto il vescovo ed ha trovato la chiesa di Santa Maria Nuova tutta illuminata e piena di gente: ospiti, personale, suore, volontari dell’Unitalsi e rappresentanti del Consiglio d’amministrazione. Presenti anche otto monaci Benedettini – Silvestrini, tra i quali anche don Vincenzo Bracci, priore dell’Eremo di San Silvestro. «La loro presenza – ha spiegato mons. Paglioni – è determinata dal fatto che questa struttura, fondata nel 1288 è appartenuta per secoli alla Congregazione Silvestrina». Poi è seguito il saluto della presidente della Fondazione “Tommaso De Luca”, Fabiola Santini che ha dato il benvenuto al vescovo. A seguire un saluto – invocazione, letto da tre rappresentanti dell’amministrazione della struttura, da un’ospite e da un’infermiera. Commozione generale poi al momento della lettura del testo da parte di un’anziana ospite della Casa di riposo (https://geronimoweb.wordpress.com/2016/06/20/un-toccante-saluto-della-casa-di-riposo-per-il-nuovo-vescovo/).
Al vescovo, al quale sono stati anche donati un quadro raffigurante i piedi del Crocifisso, realizzato dall’ospite ed artista matelicese Paolo Bracci, e per conto della Fondazione gestrice una foto del chiostro cinquecentesco della struttura ed una stampa su tela dell’affresco del XV secolo venerato nella chiesa e dedicato alla Madonna delle Grazie (doppio legame con il Piceno, perché lo splendido altare ligneo che racchiude l’affresco è opera di Scipione Paris, autore del pulpito in noce del duomo di Ascoli Piceno, mentre sotto il titolo della Madonna delle Grazie era venerava la Vergine da San Giacomo della Marca, il grande santo di Monteprandone, a cui è particolarmente legata Matelica, luogo dove nel 1444 sfuggì ad un celebre attentato).
Il vescovo ha salutato tutti ed ha ricordato che «essere e fare comunità è un concetto che mi piace e mi auguro di approfondire nei vari incontri che avremo in futuro». Poi, dopo aver stretto la mano a tutti i presenti, ha voluto girare per le stanze ed incontrare gli infermi allettati.
La successiva tappa è stata alle 17 alla Beata Mattia, all’interno della clausura dove le suore Clarisse in lacrime che lo hanno accolto all’interno della clausura e gli hanno raccontato un po’ di storia della santa matelicese e di quanto abbiano già a cuore il nuovo vescovo, nelle loro preghiere quotidiane. Oltre a tanti fedeli anche il parroco di Santa Teresa, don Angelo Casertano.
In municipio poi, nonostante la pioggia battente, si è tenuto il saluto ufficiale del Complesso bandistico “P. Veschi” e del Gruppo folk “Città di Matelica”, esibitisi sotto il loggiato, sotto l’occhio vigile dei volontari della Protezione Civile, alla presenza del nuovo pastore diocesano e del sindaco Alessandro Delpriori, che insieme alla vicesindaco Anna Grazia Ruggeri ed al presidente del consiglio comunale Alessandro Casoni, lo hanno poi accolto all’interno della sala consiliare. In sala anche gli Scouts di Matelica ed il direttore del Museo Piersanti, don Piero Allegrini.
«In tanti attendevano da giorni questo suo arrivo – ha affermato Delpriori consegnandogli una targa della Città di Matelica – e c’era gente che mi chiedeva i dettagli di questa visita: malgrado il tempo siamo in tanti lo stesso e questa è la testimonianza di fede del popolo matelicese che ha una storia lunga e ricca, forgiata da secoli nei valori cristiani e con una vivacità socio-culturale e sportiva importante, con le sue 54 associazioni di volontariato. Oggi purtroppo viviamo un grave momento occupazionale, con circa 2400 senza lavoro in questo territorio, con tante difficoltà che viviamo e cerchiamo di affrontare insieme, come si è sempre fatto nel passato, perché siamo una comunità. Benvenuto dunque al centro della nostra città, la piazza, cuore pulsante della vita cittadina e talvolta anche delle ciarle e delle critiche».
Il vescovo da parte sua ha salutato e ringraziato, sostenendo che «farò quanto potrò, in collaborazione con l’amministrazione civile per questa bella città che per ora ho potuto ammirare solo in auto, ma che ho visto avere una lunga storia dai palazzi e dalle chiese. La storia è importante e la storia più importante è certamente quella che ognuno di noi fa e lascia: dobbiamo agire con responsabilità e nell’interesse comune; alle critiche nessuno è esente, ma tutti dobbiamo fare del nostro meglio».
Gremita infine la cattedrale di Santa Maria, dove alle 18 è iniziata la messa presieduta dal nuovo vescovo affiancato dai suoi omologhi emeriti mons. Giancarlo Vecerrica, predecessore, e mons. Carlo Liberati, già arcivescovo e prelato pontificio di Pompei, nonché da una ventina di sacerdoti diocesani e tre diaconi, oltre ad alcuni seminaristi e qualche chierichetto.
Nel saluto pronunciato dal vicario di zona, monsignor Paglioni, oltre al ringraziamento al predecessore mons. Giancarlo Vecerrica «per quanto fatto in questi anni», anche il lungo percorso storico di Matelica, dove il cristianesimo attecchì già in epoca romana, con i primi vescovi nel IV secolo, poi tanti santi, dal crocifero San Sollecito alla Beata Mattia «a cui sono legati tutti i matelicesi», fino al francescano Beato Gentile Finaguerra. «Una città la nostra – ha affermato don Lorenzo – la cui fede per secoli ha dato ricchi frutti e tante vocazioni e siamo sicuri che sotto la sua guida troverà nuova linfa».
L’intervento successivo della matelicese Egizia Marzocco ha riguardato invece le problematiche sociali del nostro tempo dei giovani e degli adulti «sempre più legati ad una vita virtuale, dove si condividono problemi sui social network, ma poi si volgono le spalle concretamente al proprio fratello». Anche monsignor Liberati è intervenuto per assicurare che «noi matelicesi siamo buoni, semplici, talvolta apparentemente avari, ma sempre puri e sinceri: sarà per il nuovo vescovo una garanzia di collaborazione».
Il vescovo nella sua omelia ha sottolineato ancora una volta la bellezza di una «città così legata alla storia ed alla cultura, come più volte ribadito oggi, ma anche al sentirsi comunità vera e autentica. E proprio da questa storia che facciamo noi come singoli nella comunità, in comunione, potremo trovare le risposte alle difficoltà del presente. Da parte mia state certi che cercherò di fare del mio meglio ed essere sempre presente».
Un grande giubilo ha quindi salutato il prelato ed in fila sono andati a presentarsi al vescovo nei locali parrocchiani.
Nella tarda serata, prima della cena con tutto il clero diocesano nel salone del Palazzo Vescovile, monsignor Russo ha anche ammirato le grandi ricchezze artistiche e culturali conservate al suo interno.
Parma