L’apprendistato a Matelica nella seconda metà del Quattrocento

Nell’ormai lontano 1985 il Centro Studi Storici Maceratesi  tenne un importante convegno proprio a Matelica con il contributo di valorosi studiosi, avente per tema “Arti e manifatture nella Marca nei secoli XIII-XVI”. Tra i relatori il prof. Raoul Paciaroni di San severino che portò alla luce importanti documenti sull’apprendistato nella sua e nella nostra città. Eccone alcuni esempi. È l’anno 1483, 23 luglio (pag. 164), a San Severino viene stilato un atto in cui «Giacomo di M.(astr)o Onofrio di Matelica, abitante a San Severino, manda suo figlio Francesco presso Eustachio di Benedetto Sanctis per apprendere l’arte delle stringhe per un periodo di quattro anni» («Ad artem strengariem»). L’apprendista si impegna a servire «bene, fideliter bona fide et diligenter» il suo maestro.

Invece il 19 febbraio 1463 (pag. 158) «Matteo di Gentile Moglieni da Caldarola pone per due anni suo figlio Giovanni presso M.(astr)o Antonio di Battista da Matelica, per apprendere l’arte del bastaio a San Severino». Tra i testimoni c’è anche «Magistro Cicho de Mathelica». Ancor prima (pag.157), il 27 dicembre 1452, «Caterina, moglie del fu Giovanni da Matelica ed ora consorte di Tommaso Sassolini da Sanseverino, unitamente al marito, pone il figlio Angelo presso M.(astr)o Giovanni di Cola barbiere per apprendere tale mestiere per un periodo di sei anni».

Gli interessati giurano sui Vangeli di mantenere gli impegni presi. I maestri forniranno mantelli, calzature, berretti ed altro. Gli apprendisti riceveranno il salario pattuito.

Il 21 aprile 1498 «Giovanni Nicolò di Conte da Matelica, abitante a San Severino, manda il figliastro Pierandrea per sei anni da Francesco di Daniele genovese perché apprenda la sua arte di fornaio».

Tali informazioni sono ricavate da atti notarili di uomini di legge settempedani, stilati in lingua latina (il documento più antico risale al 17 settembre 1348: Cecca, moglie del fu Cisso da Matelica, manda il figlio Francescuccio da Marcuccio di Jesi per apprendere l’arte della calzoleria per la durata di 1 anno con il compenso di 8 libre e 10 soldi). Oggi pastoie burocratiche e grossi oneri finanziari rendono quanto mai difficile l’apprendistato in varie attività, impoverendo il patrimonio culturale prezioso in vari settori.

Fiorella Conti

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